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Laudato Sì Azienda Agr.la Bio: caseari da latte di capre in Polesine
/0 Commenti/in Aziende e Prodotti/da taralluccivino“Il parmigiano Reggiano non si fabbrica, si fa” Questo è il motto del Caseificio Bio Reggiani
/0 Commenti/in Aziende e Prodotti/da taralluccivinoL’inizio anno per Tarallucci&Vino non poteva che iniziare con una visita in una realtà autentica, piena di bei valori e qualità come il Caseificio Bio Reggiani.
Il caseificio Bio Reggiani è gestito dalla famiglia Reggiani appunto a Recovato di Castelfranco Emilia, immerso nella bella campagna modenese.
Nella gelida mattinata dell’Epifania la mitica Teresa mi ha accolto con tutto il suo calore e veracità emiliana, qualità che io adoro.
Entrare al caseificio Bio Reggiani è un’esperienza di incontro con il rispetto della tradizione della produzione del Parmigiano Reggiano, con l’innovazione tecnologica, con il rispetto dell’ambiente, con una produzione in filiera corta tutta in loco dalla stalla allo spaccio, tutto biologico. E’ l’incontro con il calore emiliano, con il rispetto di una certa etica umana e professonale, con l’integrazione e la trasparenza della produzione che qui avviene.

E’ possibile essere accolti e accedere a vedere con i propri occhi cosa sia la produzione del Parmigiano Reggiano sia cosa sia la vita quotidiana di chi ci lavora per farlo. Chiaro è meglio prenotare la visita come ho fatto, ma Teresa ha la capacità di farvi sentire a casa anche se siete lì di passaggio.
Il valore aggiunto al Caseificio Bio Reggiani è l’atmosfera conviviale e “famigliare” con chi giunge a farci visita; sì perchè al caseificio prima ci vai per il parmigiano e per gli altri prodotti caseari biologici prodotti qui, poi capisci che ci tornerai per quelli, ma soprattutto perchè ci sei stato bene e hai staccato rilassandoti da tutto.
Ma veniamo a qualche dettaglio “tecnico” della visita.
Come vi dicevo al Caseificio Bio Reggiani potete anche con i vostri bimbi fare visita tra le stalle delle mucche, proprio lì a due passi nelle stalle dal caseifcio.
Le stalle sono comparti di maturazione crescente, ogni vitello crescendo passa da un’area a quella contingua, come a scuola passano mano mano dalle “elementari” alle “medie” :).

Altra cosa che mi ha colpito del caseificio Bioreggiani è il rispetto per le mucche, tori e tutti gli animali qui presenti che circolano, c’è rispetto per quello che è il loro benessere, non solo ai risultati quantitativi di produzione. Le mucche qui vivono nella ricerca del loro benessere e da ciò che ho compreso non è scontato.
Le mucche qui mangiano solo fieno proveniente dal terreno circostante, concimato con letame e liquame. Il fieno poi viene compresso insieme mais, orzo e altri cereali.

All’interno del caseificio poi il latte delle mucche, munto in due momenti della giornata, viene raccolto in vasche con una leggera pendenza da cui viene prelevata la panna che poi viene convogliata in un silos; dalla panna viene prodotto il burro.

Il latte senza panna poi, tramite un macchinario, viene versato in recipienti di 9,5 quintali; all’interno questi recipienti sono fatti di rame. Di rame direte perchè? Perchè il rame è un materiale adatto, in quanto si riscalda e raffredda rapidamente.

In questi recipienti al latte scremato dalla panna viene aggiunto il caglio.
Qui dopo 10-15 minuti avviene la “magia”, il latte diventa solido. Qui interviene la maestria e saggezza del casaro che valuta la densità del latte, il livello di temperatura ideale e il grado di frammentazione con un arnese ad hoc. Raccoglie con degli stracci appositi una “palla” di frammenti e una volta delineata una forma, viene divisa a metà.


Una volta formate le forme, vengono messe all’interno di recipienti e poi matrici; poi vengono messe in vasche apposite in acqua salina e girate di volta in volta.

Il sale è l’unico conservante e durante il tempo di immersione inizia a penetrare all’interno, fino a raggiungere il centro della forma.
Le matrici vengono usate per “marchiare” ogni forma con delle informazioni fondamentali come un codice unico associato al caseificio, la data ( mese-anno) di produzione, c’è anche un’ulteriore etichetta che identifica il qr code. La matrice e l’etichetta sono indispensabili per rintracciare e garantire la garanzia dop del formaggio, che viene poi marchiato con il marchio del Parmigiano Reggiano quando viene posto a stagionare nelle scaffalature.

Il Parmigiano Reggiano è un formaggio ricco di valori nutrizionali, potassio e calcio e più è stagionato meno grassi ha. Più è stagionato, più all’esterno assume un colore più scuro.
Il Parmigiano Reggiano è un formaggio che necessita almeno 24 mesi di stagionatura, dopo i 36 mesi raggiunge la stagionatura ottimale, ma poi è il piacere del palato incontra un gusto soggettivo.

La visita è durata tutta la mattinata, non solo all’interno del caseificio ma anche nel lato dove tutto ha origine, dalle bellissime mucche.
Teresa e suo marito sono partiti da 5 Mucche solo, sono stati allevatori per tanti anni. Poi qualche anno fa hanno deciso di fare questo salto coraggioso e passare alla produzione dalla A alla Z del Parmigiano Reggiano.
All’interno del Caseifiico è presente anche uno spaccio dove, durante gli orari di apertura, Teresa e le sue collaboratrici, vi accoglieranno per farvi assaggiare e consigliarvi nell’acqusito dei prodotti biologici prodotti nel caseificio. Ma non solo, perchè Teresa propone prodotti di altre realtà con la sua stessa autenticità, etica e valore umano. Questo mi è piaciuto tantissimo, il concetto di rete a me molto caro, l’agire per il bene comune e la tutela del consumatore, per la sua salute.

Se volete fare visita al Caseificio trovate sul sito tutti i dettagli, oppure sulle pagine social Facebook o Instagram.
E’ presente anche un canale di vendita e commerce sul sito del Caseificio, per chi fosse distante e non potesse farci visita.
Consiglio di tenervi aggiornati agli eventi che vengono qui organizzati durante l’anno, oltre le visite prenotate che ci possono essere tutto l’anno, sia per adulti che per bimbi.
Come ha detto la fenomenale Teresa quel giorno, “il Parmigiano non si fabbrica, si fa”. Con questa frase si includono tanti valori: c’è la qualità del prodotto, c’è l’amore e la passione per realizzarlo, c’è il sacrificio e il tempo dedicato per farlo, c’è la competenza si chi lo realizza, c’è il valore per il ruolo che ognuno ha all’interno per la realizzazione in tutte le fasi di produzione, dalla stalla allo spaccio. C’è il cuore di Teresa, di suo marito e di tutti quelli che qui collaborano, tra amici e dipendenti; c’è il prodotto biologico dop che realmente è solo latte, sale, acqua e STOP come dice Teresa con ardore.

Oltre dirvi che i prodotti acquistati qui sono assolutamente spettacolari e di qualità, vi consiglio l’esperienza di visita al Caseificio, perchè ciò che ho imparato nei miei tour è che il valore aggiunto lo dà il valore umano e il cuore di chi li realizza i prodotti, non solo il prodotto in sé. Questo è quello cerco e voglio valorizzare.
Parmigiano Bioreggiani, il Parmigiano non si fabbrica, si fa!
Alla scoperta della città dell’armonia : la Valdagno vicentina
/4 Commenti/in Viaggio/da taralluccivinoDall’inizio ho sempre cercato di dare a Tarallucci&Vino l’atmosfera di un luogo dove si incontrassero immagini, parole, emozioni che rappresentassero storie di produttori e di prodotti.
Questa volta in modo originale, Tarallucci&Vino vuole essere la cornice di un articolo che parli della valorizzazione turistica di un paese come Valdagno, paese in provincia vicentina.
Valdagno è un paese fuori dai circuiti turistici di massa della zona vicentina, ricca di ville palladiane, bellezze artistiche e culturali.
Mi è capitato di entrare in contatto con questa realtà poco conosciuta, grazie a Matteo Costa, mio ex compagno di studi universitari, svolti a Padova qualche anno fa.
Matteo oggi svolge il ruolo di guida turistica autorizzata per Vicenza, provincia e ville venete.
Matteo è una persona appassionata al suo lavoro e quando mi ha chiesto di raggiungerlo e scrivere qualcosa per promuovere Valdagno con il mio blog, mi sono detta “Perche no?”:); come tutte le cose più riuscite, la spontaneità vince sempre.
Quindi la missione Valdagno ha avuto incipit.
Accompagnata dalla mia guida sapiente ho scoperto il valore di questo piccolo comune vicentino, che non è così piccolo per la storia e peso di ciò che è stato realizzato qui.
Valdagno oltre essere un paese ridente nella campagna vicentina, racchiude in se’ la storia non solo di un’azienda storica del tessile italiano, ma anche un modello di città sociale in tempi in cui ciò era sicuramente all’avanguardia.
A Valdagno ha sede la Marzotto una delle aziende principali del tessile italiano, fondata da Luigi Marzotto nel 1836.
Luigi Marzotto è stato un grande imprenditore e mecenate italiano. Quello che il suo discendente Gaetano ha creato non è stata solo un’impresa, ma anche un modello in fase pre fascista di città sociale.
Al di là delle ricostruzioni e degli eventi storici di quegli anni, ciò che mi ha colpito sinceramente è come il signor Gaetano Marzotto sia riuscito a creare e realizzare un’intera città per i suoi lavoratori che permettesse loro di vivere con agio e benessere.
Gli operai della Marzotto non erano solo dei lavoratori per lui, ma persone che necessitavano e meritavano una buona qualità di vita.
Nella planimetria realizzata della città dell’armonia, si può vedere cosa sia stato ideato e progettato.
Non solo fu costruita l’area abitativa per gli operai e i dirigenti dell’azienda, ma anche tutto ciò che era funzionale alla vivibilità buona di chi lavorava in Marzotto.
Da un teatro che organizzava rassegne di qualità con ospiti di prestigio, ad asili per i bimbi dei lavoratori, alle case di riposo. C’erano locali di riunione per il tempo libero, negozi di alimentari, la bocciofila. C’era la scuola di musica con insegnanti famosi che venivano coinvolti grazie alle conoscenze di Luigi Marzotto e della sua famiglia.
C’erano addirittura tutti servizi sia sanitari che sociali bel strutturati come una piscina e strutture per attività sportive.
Si racconta che i lavoratori della Marzotto venissero pagati con dei salari sopra la media di pari qualifica nel territorio italiano, perche Luigi Marzotto voleva che avessero un benessere tale che fuori da Valdagno potessero avere un buon potere d’acquisto e non gli venisse l’idea di cambiare azienda per migliorare la propria situazione.
Ogni cosa era pensata e studiata.
Luigi Marzotto ha creato non solo quindi qualità a livello aziendale, ma anche un modello da riproporre.
Molti degli edifici costruiti per la città dell’armonia, sono ancora oggi utilizzati con la stessa finalità del tempo come l’asilo e la casa di riposo. (qui dove ora sono ospiti coloro che ci lavoravano magari in quegli anni).
Mentre passeggi per la città, sotto i portici che erano il punto di ritrovo nelle giornate piovose invernali, osservi nella pavimentazione o sulle pareti disegni che riproducono in simboli gli strumenti di lavoro in azienda e richiami a cosa fosse la Marzotto.
E’ chiaro uno studio ideologico oltre che aziendale e sociale in tutto ciò.
Altra cosa che mi ha colpito è la spinta e la fiducia che c’è nella popolazione valdagnese, nella valorizzazione di tutto ciò che è stata ed è Valdagno; ci sono progetti molto belli che vengono realizzati per non dimenticare e promuovere la memoria di ciò che c’era.
Nella parte residenziale della vecchia Valdagno, che ricorda con edifici le città signorili e evolute di quegli anni come Milano, c’è un area verde, un parco molto bello oggi utilizzato e valorizzato. Quest’area nel primo progetto sarebbe dovuto diventare la residenza della famiglia Valdagno, con una esuberanza nello stile architettonico e scenografico.
La cosa poi per motivi personali fu abbandonata, ma visitando l’area è possibile averne un’idea e meravigliarsi.
Al di la’ della presenza dell’azienda Marzotto, i cui locali sono utilizzati per buona parte per uffici amministrativi e conoscere cosa fosse la Città dell’Armonia, mi ha entusiasmato il passaggio tra passato e presente che si uniscono passeggiando per le strade del paese. Almeno a me questo è giunto e l’ho sentito bene.
Nei viaggi che compio una delle cose che colpisce e attira alcune delle mie curiosità sono i produttori del territorio; anche a Valdagno ho avuto il piacere di conoscerne uno, famoso nella zona: il liquorificio Carlotto.
Carlotto è una bottega storica non solo di Valdagno ma della zona, ci sono persone che da Vicenza stessa vengono per fare il famoso aperitivo con il famoso BiancoRosso.
Carlotto è bottega storica che parla di tradizione e passione per ciò che viene qui realizzato, tra gli scaffali è possibili vedere i numerosi prodotti che qui vengono fatti.
Carlotto merita una visita se siete dalle parti di Valdagno, vicino alla Bottega storica si trova il punto vendita dove potrete acquistare i distillati che vi piacciono o che avete assaggiato nella bottega. Possono diventare dei regali da fare per le persone a voi care e perchè no, anche per voi stessi.
Quello che posso dire è che Valdagno è un paese da scoprire, da conoscere; magari è fuori dai circuiti turistici più classici e proprio per questo a mio avviso merita di essere visitato.
Sarà che io promuovo molto il turismo dei posti meno conosciuti, che spesso hanno da svelare e trasmettere tanta bellezze e stimoli nuovi e inaspettati.
Tarallucci&Vino vi consiglia Valdagno e sponsorizza questa realtà, l’amministrazione e il resto del paese vi saprà accogliere con piacere e entusiasmo.
Acetaia della Vigona: l’oro modenese qui allieta i sensi
/0 Commenti/in Aziende e Prodotti/da taralluccivinoDomenica 30 Settembre 2018 si è svolto nel modenese un evento molto interessante e coinvolgente : “Acetaie Aperte 2018”.
Tra le acetaie che ho visitato mi ha colpito l’acetaia della Vigona a Mirandola (Mo).
Questa acetaia è del sig. Campagnoli Alberto, ex professore delle scuole medie, che si è dedicato con tutta l’anima a questa passione raffinata rappresentativa del territorio agricolo modenese.
La cosa che mi ha colpito di questa azienda famigliare, produttrice dell’aceto tradizionale è l’evidenza di come abbia reagito al terremoto del 2012, che ha interessato il territorio con effetti indelebili negativi.
Il terremoto ha provocato danni sia alla casa del sig. Campagnoli, sia a una parte della sua acetaia che era conservata come da buona tradizione nel sottotetto di casa.
Le acetaie solitamente vengono allestite nel sottotetto delle case modenesi, dove per le temperature molto calde e umide d’estate e d’inverno rigide, si creano le condizioni ottimali per la stagionatura dell’aceto.
Dopo questo catastrofico evento le batterie danneggiate e non, sono state trasportate con l’aiuto dei vigili del fuoco di Verbania all’interno di un container realizzato con dei finanziamenti ricevuti dopo il disastro.
Intanto la casa famigliare, nell’antico fondo Vigona da cui prende il nome, è stata ristrutturata e quest’anno verranno riportate le batterie nel sottotetto.
Il sign. Campagnoli dopo essersi dedicato per anni a imparare l’arte della produzione dell’oro nero del modenese, nel 1975 ha iniziato a preparare le prime batterie di Aceto Balsamico Tradizionale. In seguito dapprima “Maestro Assaggiatore della Consorteria di Spilamberto dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena” poi “Assaggiatore Professionale A.B.T.M.” iscritto all’Albo della Camera di Commercio di Modena.
Durante la mattinata presso l’acetaia della Vigona ho potuto acculturarmi sul mondo della produzione dell’aceto balsamico, sulla sue fasi di lavorazione, sulle tipologie di aceto tradizionale dop e ho potuto capire su cosa rappresenti per il signor Alberto, suo figlio Paolo tutto quel mondo.
Altra cosa che mi ha colpito e’ stata la presenza di una collaboratrice di famiglia, la signora Daniela che raccontava con enfasi e passione il “Pianeta della produzione del balsamico” . Questa donna si è creta da sola per sua curiosità e interesse un’acetaia piccola per ora, che nel suo piccolo la soddisfa e la stimola ogni giorno. E mette in circolo con generosità il suo sapere e esperienza.
E’ sempre bello vedere un persona stimolata, ancora di più è esserlo con quella enfasi.
Ho scoperto che ci sono due tipologie di Aceto balsamico dop: quello Affinato e quello Extra vecchio. L’Affinato è il Balsamico Tradizionale DOP che dopo un processo di produzione della durata di almeno 12 anni, sostenuti tutti i controlli di routine dell’Ente di Certificazione e superato il test organolettico del panel di maestri Assaggiatori iscritti nell’albo della Camera di Commercio di Modena, viene imbottigliato nella famosa bottiglietta sferica senza nessun riferimento alla età. E’ il prodotto più giovane. Può essere accompagnato da diversi colori della capsula di sigillo, generalmente rosso metallizzato ma anche crema o di altri colori.
L’Extra Vecchio è il Balsamico Tradizionale DOP che dopo un processo di produzione della durata di almeno 25 anni, sostenuti tutti i controlli di routine dell’Ente di Certificazione e superato il test organolettico del pane di maestri Assaggiatori iscritti nell’albo della Camera di Commercio di Modena, viene imbottigliato nella famosa bottiglietta sferica con una scritta di riferimento “Extra Vecchio” sulla etichetta. Il colore della Capsula di sigillo è oro metallizzato.
Ho degustato entrambe le tipologie di aceti e devo dire che entrambi erano ottimi.
Al di là degli aspetti tecnici della produzione dell’aceto Balsamico Tradizionale Dop, quello che posso portare come mia esperienza di questa visita è stato apprezzare il cuore che arrivava dalle parole del sig. Alberto, da quelle di suo figlio Paolo o della signora Daniela, che è unaaMaestro Assaggiatrice.
Con parole e gesti semplici mi hanno fatto arrivare cosa è dedicarsi per loro a questo prodotto, dalla produzione nei campi delle viti alla realizzazione del prodotto finito.
Ho colto la pazienza, il senso del sacrificio e costanza nel aver continuato ad amare l’”oro nero” durante gli anni di difficoltà durante il terremoto e negli anni di ripresa successivi. Ho percepito la semplicità dell’animo umano che anche se incontra delle difficoltà, si rilancia con speranza nella vita e si da’ forza per andare avanti.
Mi è arrivato il senso della famiglia che come si dice da quelle parti ha “tenuto botta” ed è rimasta unita.
Ho riassaporato cosa vuol dire il calore e la genuinità della gente emiliana, dei modenesi, che ti scaldano solo dicendo “Perbacco” o quando ti sorridono con gli occhi; è gente tenace, risolutiva, che non si arrende mai, mai. Come sono usciti dal terremoto l’ha dimostrato.
Vi consiglio di visitare il sito di questa acetaia nela campagna mirandolese e se vi è possibile andare a fare una passeggiata qui, magari prendendo contatti con il sig. Alberto, precedentemente.
Vi farà bene stare lì, tra le viti, i profumi della campagna, dei tini, tra le batterie di legnami diversi che mano mano danno gusto a quella delizia che è l’aceto Balsamico Tradizionale Dop. Potrete degustare una gioia per il vostro palato che il sig. Campagnoli vi saprà descrivere e decantare in tutto quello che vi incuriosisce della sua produzione.
Trovate i contatti sul sito dell’azienda.
E fidatevi che ciò che vi indico non è né esagerato, basta avere un po’ di tempo di relax, occhi curiosi e cuore aperto e tornerete a casa arricchiti.
La Lumaca Polesana: nella lentezza si nasconde la meraviglia
/0 Commenti/in Aziende e Prodotti/da taralluccivinoLa Lumaca Polesana e Roberta Pellegrini sono state tra gli incontri che più mi hanno colpito per la semplicità di approccio, il contatto con la natura e la pazienza e amore che Roberta mi ha trasmesso per le sue lumache.
Ho trascorso con Roberta una mattinata nella campagna di San Martino di Venezze (Ro) qualche settimana fa e le ore passate assieme sono state motivo di interessante apertura verso un mondo a me sconosciuto: il mondo delle lumache.
L’attività di Roberta è iniziata qualche anno fa, con investimenti economici, di tempo e tanta passione e forza in questo progetto.
Mi è capitato di conoscere Roberta tramite l’Alveare che dice sì di Rovigo qualche mese fa, ed è una persona che mi ha sempre colpito per la sua dolcezza.
La tipologia di lumache che Roberta alleva è l’Aspersa Muller. Dopo un periodo di formazione nella terra siciliana da allevatori di questo tipo di lumaca, ha deciso di dedicarsi a loro.
Quando sono stata nel pezzo di campagna dove ha sede l’allevamento biologico, oltre al brulicare di lumache tra le piante di bietola e colza, mi ha colpito molto l’ecosistema naturale che si è creato o si è cercato di creare per dare l’ambiente migliore per la crescita e la riproduzione di lumache. C’erano molte farfalle bianche che volavano nell’area che però Roberta mi ha spiegato che sono infestanti per le lumache, perché bucano le foglie che sono loro nutrimento.
Ho potuto vedere da vicino molte lumachine piccole, che nel giro di qualche mese diventano grandi e quelle sono bellissime. Alcune erano in fase riproduttiva, contrariamente al periodo usuale per loro, gli sbalzi climatici di quest’estate hanno scombinato un po’ di cose.
Quando vedi una lumaca in mano è come vedere un piccolo miracolo, basta sollecitarla con il dito intorno al bordo del guscio e piano piano esce fuori con le sue antennine.
Per capire quando una lumaca è pronta per essere utilizzata per la produzione di derivati dopo la spurgatura, è necessario guardare che ci sia una doppia bordatura intorno al guscio.
Il lavoro di raccolta delle lumache e poi derivante spurgatura è molto impegnativo, le lumache vengono messe in alcune casse dove avviene il processo.
Una volta spurgate, Roberta le invia a due laboratori che realizzano dei derivati interessanti a livello di cosmetica e alimentare.
Per quanto riguarda la cosmetica, Roberta ha creato un marchio Helisir de Lum insieme ad un altro allevatore del veronese; in un laboratorio vengono prodotti cosmetici naturali al 100% e con estratto di bava di lumache. Io ho testato una crema di questo marchio come doposole e crema da corpo dopo un cammino con lo zaino fatto in Sicilia ed è stata provvidenziale, ha coccolato la mia pelle e continuo ad usarla. Sulla pagina Facebook della Lumaca Polesana o Helisir de Lum, potete trovate anche il listino prezzi e contattare Roberta per acquistali.
Altra produzione derivata dalle lumache è quella alimentare. Roberta si affida in questo caso a un laboratorio certificato CE . La carne di lumaca per chi non lo sapesse o non l’ha mai provata, è leggera e facilmente digeribile, è adatta a molte preparazioni gastronomiche ed è un alimento ricco di calcio, magnesio, fosforo e vitamine.
La Lumaca Polesana è stata negli ultimi anni la prima azienda in Polesine ad allevare lumache a ciclo biologico naturale con produzione di loro derivati. La Lumaca Polesana fa parte delle Coldiretti ed è socia di Slow Food.
Quello che mi sento di dire è di provare a trovare Roberta presso la sua attività, sarà lieta di accogliervi contattandola prima. Se vi è impossibile passare di persona ci sono tutti i riferimenti sul sito della Lumaca Polesana o sulla pagina Facebook.
Roberta e la Lumaca Polesana sono sicuramente da sostenere e lo faccio con tanto piacere.
Perché mi potreste chiedere? Io ci vedo intanto un’azienda piccola ma in espansione con buoni valori e soprattutto sani. Un’attività a contatto con la natura è qualcosa che di solito viene cresciuta da persone concrete, sane e semplici, con grande passione e pazienza. Questo l’ho trovato anche qui.
Roberta è una donna amorevole, testarda, tenace che ha deciso di dedicarsi a questo tipo di prodotto e cerca di offrire il meglio sia alle sue lumache, ma anche a tutti noi con i prodotti che fa realizzare.
Poi promuovo Roberta perché ha la sua unicità sul territorio ed è coraggiosa a portarla avanti.
Più mi trovo a contatto con aziende agricole e produttori, più mi rendo conto di quanta bellezza c’è in questo mondo sia per l’umanità speciale che incontri, sia per la meraviglia che la natura sa rivelarti.
Startup Biorfarm srls: dal produttore al consumatore con un click!
/0 Commenti/in Aziende e Prodotti, Curiosità e Tradizioni/da taralluccivinoSe vi dicessi che è possibile adottare un albero mi credereste?
Esiste una startup che lo permette e si chiama Biorfarm srls; guardando il sito è possibile capire quali novità e originalità contenga questa realtà, che mi sento di promuovere.
Biorfarm srls è la prima comunità agricola virtuale nata per rivoluzionare la relazione tra le persone ed il cibo che portiamo sulla nostra tavola. E’ fondata su due pilastri, i piccoli produttori e i consumatori finali, con la volontà di voler far riscoprire il contatto con la natura, valorizzando la qualità e le tradizioni di piccoli agricoltori biologici garantendo allo stesso tempo la creazione di un sistema più sostenibile, dal punto di vista ambientale e sociale.
In pochi passaggi mi sono iscritta al sito internet; una volta iscritta ho potuto scegliere quale albero adottare o regalare tra gli agricoltori presenti e ho creato il mio campo digitale. Ho scelto un albero di limoni, situato nella bella terra siciliana a me cara; ora posso monitorare la crescita e la coltivazione dei frutti, ordinarli a domicilio o andare a raccoglierli presso l’azienda stessa; consumati i prodotti arrivato posso riordinare dal mio albero nei periodi di raccolta.
Una volta scelto l’albero, la somma che si paga, copre la manutenzione dell’albero durante tutto l’anno e l’invio della raccolta di quell’albero. Condizione di vendita
I vantaggi di Biorfarm sono molteplici:
- a disposizione puoi scegliere frutta di alta qualità freschissima prodotta da agricoltori biologici selezionati;
- puoi avere frutta di qualità ad un prezzo giusto sia per te sia per il produttore;
- puoi disporre di prodotti direttamente dal campo alla tavola nel giro di 24/48 ore in base alla fase di produzione del prodotto scelto;
- il frutto ordinato proviene solo da aziende biologiche certificate e controllate da Biorfarm.
Le spedizioni della frutta vengono fatte in scatole con attenzione all’aspetto ambientale, quindi sono biodegradabili e smaltibili in tranquillità nel cartone o plastica.
Ho optato per i limoni di Marsala (Tp), perchè quella siciliana è una terra che ho nel cuore dopo due viaggi compiuti aa fine 2017. E’ una terra che adoro e mi piace sostenerla e promuoverla, è una regione con odori e atmosfere magiche.
I limoni dell’azienda agricola Giambanco di Marsala sono spettacolari. Il succo è gustoso e profumato e non è acido come quello dei limoni comprati al supermercato, la cui genuità e salubrità sono discutibili.
E con tutti questi limoni si possono fare spremute, assaporare l’acqua da bere, marmellate…e…?
Io ho deciso di fare un bel limoncello!
Ho trovato un video tutorial semplice su come si faccia il limoncello ve lo condivido con piacere Ricetta Limoncello ; guardatelo e lasciatevi trascinare dalla mia onda da alchimista.
E …salute 😉