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Le orecchiette fatte a mano: quanto c’è del mio essere pugliese nel farle?

Oggi mi va di scrivere qualcosa su un prodotto tipico del territorio che mi chiama in prima fila : le orecchiette pugliesi o “cicatill’😊 detti alla lucerina.

Le orecchiette sono in tutta Italia e non solo, il simbolo della Puglia,  terra di ulivi secolari, terra rossa, di tradizione, arte, buona cucina, bel mare e soprattutto bella gente.

Ma perchè ve ne voglio parlare?

Da essa traggo le mie radici e ne vado fiera😊.

Recuperando la tradizione delle orecchiette fatte a mano, è come ripartire dalle origini.

Infatti nei miei ricordi da bambina ci sono:

  • l’immagine di mia nonna che ne faceva a dozzine con una pazienza enorme;
  •  l’odore della pasta che lavorava nella preparazione;
  •  il rumore del coltello che tagliava i pezzetti di semola lavorata e quel gesto dove con arte il pezzetto sul pollice diventa orecchietta;
  • c’è il gusto di tutte le orecchiette che mangiavo crude appena fatte e che rubavo sui vassoi che mano mano si riempivano.

In quei ricordi c’è mia nonna, c’è mia madre oggi, c’è la tradizione, c’è la terra, ci sono le radici.

Ho iniziato da poco tempo a farle, ho sentito la voglia davvero di mettermi alla prova e riprendere quel filo con la tradizione femminile pugliese.

E quando ti metti alla prova non è per nulla facile, dalla lavorazione della pasta, al mal di schiena e alle gambe per lo stare in piedi, agli occhi che si gonfiano a forza di fare lo stesso gesto ennesime volte.

Ma oltre questo cosa c’è? C’è molto altro:

  •  capire tutto l’amore  che mia nonna, mia madre, ogni donna ci mette nel prepararle;
  •  la fatica,  c’è la speranza che piacciano;
  •  la voglia di regalare qualcosa fatto a mano;
  •  la soddisfazione di vedere ciò che hai realizzato;
  •  il piacere del  sentire il calore della pasta che sotto le mani durante la lavorazione si ammorbidisce piano piano;
  •  la famiglia, il calore, la tavola imbandita, l’amore.

Infine in tutto questo c’è la donna in viaggio in me, che sta andando verso una nuova direzione.

Ecco qui la ricetta tipica pugliese da fare con le orecchiette presa da GialloZafferano.

E buon appetito!

Tarallucci e Vino: perchè proprio questo nome?

Non è stato immediato per me scegliere che nome dare  al mio sito.

Non è stato semplice trovare un nome che mi rappresentasse e nello stesso tempo mi facesse apprezzare la trasmissione di valori sani e positivi.

Come ci sono arrivata allora a queste due parole?

Cercavo parole leggere e calde assieme; poi si è accesa la lampadina nella testa e ho pensato: perchè non accostare  le due terre che rappresentano la mia natura ibrida?

Sono nata in Veneto a Rovigo, ma sono di origini pugliesi, i miei genitori sono entrambi pugliesi di Lucera (Fg).

E da lì mi sono venuti in mente due prodotti, che sono protagonisti sulla tavole di queste due regioni: i taralli per la Puglia e il vino per il Veneto.

Sono due prodotti che rappresentano la semplicità, i sapori genuini, il senso dello stare assieme e del fare due chiacchere condividendo confidenze, i profumi e le atmosfere calde.

Poi c’è un detto in Puglia , che dice ” Buttala a tarallucc e vin”, cioè quando una situazione genera un pò di tensione o di difficoltà, per sdramatizzare la si butta in leggerezza, cercando di dialogare davanti a un bicchiere di vino e qualche tarallo, così che la soluzione viene poi da sè.

“Tarallucci e vino” è poi evocativo di calore, di convivialità, di immagini di esperienze piacevoli e di racconti, come il mio blog, un diario fotografico di viaggi dove fanno da padrone i piatti e i prodotti del territorio italiano e i produttori dei prodotti, con le loro storie umane, di coraggio e racconti di fatica, ma storie di vita.