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“Il parmigiano Reggiano non si fabbrica, si fa” Questo è il motto del Caseificio Bio Reggiani

L’inizio anno per Tarallucci&Vino non poteva che iniziare con una visita in una realtà autentica, piena di bei valori e qualità come il Caseificio Bio Reggiani.

Il caseificio Bio Reggiani è gestito dalla famiglia Reggiani appunto a Recovato di Castelfranco Emilia, immerso nella bella campagna modenese.

Nella gelida mattinata dell’Epifania la mitica Teresa mi ha accolto con tutto il suo calore e veracità emiliana, qualità che io adoro.

Entrare al caseificio Bio Reggiani è un’esperienza di incontro con il rispetto della tradizione della produzione del Parmigiano Reggiano, con l’innovazione tecnologica, con il rispetto dell’ambiente, con una produzione in filiera corta tutta in loco dalla stalla allo spaccio, tutto biologico. E’ l’incontro con il calore emiliano, con il rispetto di una certa etica umana e professonale, con l’integrazione e la trasparenza della produzione che qui avviene.

E’ possibile essere accolti e accedere a vedere con i propri occhi cosa sia la produzione del Parmigiano Reggiano sia cosa sia la vita quotidiana di chi ci lavora per farlo. Chiaro è meglio prenotare la visita come ho fatto, ma Teresa ha la capacità di farvi sentire a casa anche se siete lì di passaggio.

Il valore aggiunto al Caseificio Bio Reggiani è l’atmosfera conviviale e “famigliare” con chi giunge a farci visita; sì perchè al caseificio prima ci vai per il parmigiano e per gli altri prodotti caseari biologici prodotti qui, poi capisci che ci tornerai per quelli, ma soprattutto perchè ci sei stato bene e hai staccato rilassandoti da tutto.

Ma veniamo a qualche dettaglio “tecnico” della visita.

Come vi dicevo al Caseificio Bio Reggiani potete anche con i vostri bimbi fare visita tra le stalle delle mucche, proprio lì a due passi nelle stalle dal caseifcio.

Le stalle sono comparti di maturazione crescente, ogni vitello crescendo passa da un’area a quella contingua, come a scuola passano mano mano dalle “elementari” alle “medie” :).

Altra cosa che mi ha colpito del caseificio Bioreggiani è il rispetto per le mucche, tori e tutti gli animali qui presenti che circolano, c’è rispetto per quello che è il loro benessere, non solo ai risultati quantitativi di produzione. Le mucche qui vivono nella ricerca del loro benessere e da ciò che ho compreso non è scontato.

Le mucche qui mangiano solo fieno proveniente dal terreno circostante, concimato con letame e liquame. Il fieno poi viene compresso insieme mais, orzo e altri cereali.

All’interno del caseificio poi il latte delle mucche, munto in due momenti della giornata, viene raccolto in vasche con una leggera pendenza da cui viene prelevata la panna che poi viene convogliata in un silos; dalla panna viene prodotto il burro.

Il latte senza panna poi, tramite un macchinario, viene versato in recipienti di 9,5 quintali; all’interno questi recipienti sono fatti di rame. Di rame direte perchè? Perchè il rame è un materiale adatto, in quanto si riscalda e raffredda rapidamente.

In questi recipienti al latte scremato dalla panna viene aggiunto il caglio.

Qui dopo 10-15 minuti avviene la “magia”, il latte diventa solido. Qui interviene la maestria e saggezza del casaro che valuta la densità del latte, il livello di temperatura ideale e il grado di frammentazione con un arnese ad hoc. Raccoglie con degli stracci appositi una “palla” di frammenti e una volta delineata una forma, viene divisa a metà.

Una volta formate le forme, vengono messe all’interno di recipienti e poi matrici; poi vengono messe in vasche apposite in acqua salina e girate di volta in volta.

Il sale è l’unico conservante e durante il tempo di immersione inizia a penetrare all’interno, fino a raggiungere il centro della forma.

Le matrici vengono usate per “marchiare” ogni forma con delle informazioni fondamentali come un codice unico associato al caseificio, la data ( mese-anno) di produzione, c’è anche un’ulteriore etichetta che identifica il qr code. La matrice e l’etichetta sono indispensabili per rintracciare e garantire la garanzia dop del formaggio, che viene poi marchiato con il marchio del Parmigiano Reggiano quando viene posto a stagionare nelle scaffalature.

Il Parmigiano Reggiano è un formaggio ricco di valori nutrizionali, potassio e calcio e più è stagionato meno grassi ha. Più è stagionato, più all’esterno assume un colore più scuro.

Il Parmigiano Reggiano è un formaggio che necessita almeno 24 mesi di stagionatura, dopo i 36 mesi raggiunge la stagionatura ottimale, ma poi è il piacere del palato incontra un gusto soggettivo.

La visita è durata tutta la mattinata, non solo all’interno del caseificio ma anche nel lato dove tutto ha origine, dalle bellissime mucche.

Teresa e suo marito sono partiti da 5 Mucche solo, sono stati allevatori per tanti anni. Poi qualche anno fa hanno deciso di fare questo salto coraggioso e passare alla produzione dalla A alla Z del Parmigiano Reggiano.

All’interno del Caseifiico è presente anche uno spaccio dove, durante gli orari di apertura, Teresa e le sue collaboratrici, vi accoglieranno per farvi assaggiare e consigliarvi nell’acqusito dei prodotti biologici prodotti nel caseificio. Ma non solo, perchè Teresa propone prodotti di altre realtà con la sua stessa autenticità, etica e valore umano. Questo mi è piaciuto tantissimo, il concetto di rete a me molto caro, l’agire per il bene comune e la tutela del consumatore, per la sua salute.

Se volete fare visita al Caseificio trovate sul sito tutti i dettagli, oppure sulle pagine social Facebook o Instagram.

E’ presente anche un canale di vendita e commerce sul sito del Caseificio, per chi fosse distante e non potesse farci visita.

Consiglio di tenervi aggiornati agli eventi che vengono qui organizzati durante l’anno, oltre le visite prenotate che ci possono essere tutto l’anno, sia per adulti che per bimbi.

Come ha detto la fenomenale Teresa quel giorno, “il Parmigiano non si fabbrica, si fa”. Con questa frase si includono tanti valori: c’è la qualità del prodotto, c’è l’amore e la passione per realizzarlo, c’è il sacrificio e il tempo dedicato per farlo, c’è la competenza si chi lo realizza, c’è il valore per il ruolo che ognuno ha all’interno per la realizzazione in tutte le fasi di produzione, dalla stalla allo spaccio. C’è il cuore di Teresa, di suo marito e di tutti quelli che qui collaborano, tra amici e dipendenti; c’è il prodotto biologico dop che realmente è solo latte, sale, acqua e STOP come dice Teresa con ardore.

Oltre dirvi che i prodotti acquistati qui sono assolutamente spettacolari e di qualità, vi consiglio l’esperienza di visita al Caseificio, perchè ciò che ho imparato nei miei tour è che il valore aggiunto lo dà il valore umano e il cuore di chi li realizza i prodotti, non solo il prodotto in sé. Questo è quello cerco e voglio valorizzare.

Parmigiano Bioreggiani, il Parmigiano non si fabbrica, si fa!

Acetaia della Vigona: l’oro modenese qui allieta i sensi

Domenica 30 Settembre 2018 si è svolto nel modenese un evento molto interessante e coinvolgente : “Acetaie Aperte 2018”.

Tra le acetaie che ho visitato mi ha colpito l’acetaia della Vigona a Mirandola (Mo).

Questa acetaia è del sig. Campagnoli Alberto, ex professore delle scuole medie, che si è dedicato con tutta l’anima a questa passione raffinata rappresentativa del territorio agricolo modenese.

La cosa che mi ha colpito di questa azienda famigliare, produttrice dell’aceto tradizionale è l’evidenza di come abbia reagito al terremoto del 2012, che ha interessato il territorio con effetti indelebili negativi.

Il terremoto ha provocato danni sia alla casa del sig. Campagnoli, sia a una parte della sua acetaia che era conservata come da buona tradizione nel sottotetto di casa.

Le acetaie solitamente vengono allestite nel sottotetto delle case modenesi, dove per le temperature molto calde e umide d’estate e d’inverno rigide, si creano le condizioni ottimali per la stagionatura dell’aceto.

Dopo questo catastrofico evento le batterie danneggiate e non, sono state trasportate con l’aiuto dei vigili del fuoco di Verbania all’interno di un container realizzato con dei finanziamenti ricevuti dopo il disastro.

Intanto la casa famigliare, nell’antico fondo Vigona da cui prende il nome, è stata ristrutturata e quest’anno verranno riportate le batterie nel sottotetto.

Il sign. Campagnoli dopo essersi dedicato per anni a imparare l’arte della produzione dell’oro nero del modenese, nel 1975 ha iniziato a preparare le prime batterie di Aceto Balsamico Tradizionale. In seguito dapprima “Maestro Assaggiatore della Consorteria di Spilamberto dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena” poi “Assaggiatore Professionale A.B.T.M.” iscritto all’Albo della Camera di Commercio di Modena.

Durante la mattinata presso l’acetaia della Vigona ho potuto acculturarmi sul mondo della produzione dell’aceto balsamico, sulla sue fasi di lavorazione, sulle tipologie di aceto tradizionale dop e ho potuto capire su cosa rappresenti per il signor Alberto, suo figlio Paolo tutto quel mondo.

Altra cosa che mi ha colpito e’ stata la presenza di una collaboratrice di famiglia, la signora Daniela che raccontava con enfasi e passione il “Pianeta della produzione del balsamico” . Questa donna si è creta da sola per sua curiosità e interesse un’acetaia piccola per ora, che nel suo piccolo la soddisfa e la stimola ogni giorno. E mette in circolo con generosità il suo sapere e esperienza.

E’ sempre bello vedere un persona stimolata, ancora di più è esserlo con quella enfasi.

Ho scoperto che ci sono due tipologie di Aceto balsamico dop: quello Affinato e quello Extra vecchio. L’Affinato è il Balsamico Tradizionale DOP che dopo un processo di produzione della durata di almeno 12 anni, sostenuti tutti i controlli di routine dell’Ente di Certificazione e superato il test organolettico del panel di maestri Assaggiatori iscritti nell’albo della Camera di Commercio di Modena, viene imbottigliato nella famosa bottiglietta sferica senza nessun riferimento alla età. E’ il prodotto più giovane. Può essere accompagnato da diversi colori della capsula di sigillo, generalmente rosso metallizzato ma anche crema o di altri colori.

L’Extra Vecchio è il Balsamico Tradizionale DOP che dopo un processo di produzione della durata di almeno 25 anni, sostenuti tutti i controlli di routine dell’Ente di Certificazione e superato il test organolettico del pane di maestri Assaggiatori iscritti nell’albo della Camera di Commercio di Modena, viene imbottigliato nella famosa bottiglietta sferica con una scritta di riferimento “Extra Vecchio” sulla etichetta. Il colore della Capsula di sigillo è oro metallizzato.

Ho degustato entrambe le tipologie di aceti e devo dire che entrambi erano ottimi.

Al di là degli aspetti tecnici della produzione dell’aceto Balsamico Tradizionale Dop, quello che posso portare come mia esperienza di questa visita è stato apprezzare il cuore che arrivava dalle parole del sig. Alberto, da quelle di suo figlio Paolo o della signora Daniela, che è unaaMaestro Assaggiatrice.

Con parole e gesti semplici mi hanno fatto arrivare cosa è dedicarsi per loro a questo prodotto, dalla produzione nei campi delle viti alla realizzazione del prodotto finito.

Ho colto la pazienza, il senso del sacrificio e costanza nel aver continuato ad amare l’”oro nero” durante gli anni di difficoltà durante il terremoto e negli anni di ripresa successivi. Ho percepito la semplicità dell’animo umano che anche se incontra delle difficoltà, si rilancia con speranza nella vita e si da’ forza per andare avanti.

Mi è arrivato il senso della famiglia che come si dice da quelle parti ha “tenuto botta” ed è rimasta unita.

Ho riassaporato cosa vuol dire il calore e la genuinità della gente emiliana, dei modenesi, che ti scaldano solo dicendo “Perbacco” o quando ti sorridono con gli occhi; è gente tenace, risolutiva, che non si arrende mai, mai. Come sono usciti dal terremoto l’ha dimostrato.

Vi consiglio di visitare il sito di questa acetaia nela campagna mirandolese e se vi è possibile andare a fare una passeggiata qui, magari prendendo contatti con il sig. Alberto, precedentemente.

Vi farà bene stare lì, tra le viti, i profumi della campagna, dei tini, tra le batterie di legnami diversi che mano mano danno gusto a quella delizia che è l’aceto Balsamico Tradizionale Dop. Potrete degustare una gioia per il vostro palato che il sig. Campagnoli vi saprà descrivere e decantare in tutto quello che vi incuriosisce della sua produzione.

Trovate i contatti sul sito dell’azienda.

E fidatevi che ciò che vi indico non è né esagerato, basta avere un po’ di tempo di relax, occhi curiosi e cuore aperto e tornerete a casa arricchiti.